Imprevisto, L’

L\'imprevisto poster1961
c. pr.: Documento Film – c. compr.: Orsay Films, Paris (Francia).
Director: Alberto Lattuada
Story: Edoardo Anton
Screenplay: Claude Brulé, Aldo Buzzi, Noël Calef, Ennio De Concini, Alberto Lattuada
Cinematography: Roberto Gerardi, Ennio Guarnieri
Music: Piero Piccioni
Editor: Leo Cattozzo
Original running time: 105 mins
International release details: France – L’imprévu (19.01.62 – 105′); Germany – Bevor das Licht verlöscht (08.12.61 – 107′); UK – Unexpected (1962 – 106′)
Italy / France
Cast: Anouk Aimée (Claire, Plemian’s wife), Tomas Milian (Thomas Plemian), Raymond Pellegrin (Serizeilles), Jeanne Valérie (Juliette), Philippe Dumat (The driver), Antonella Erspamer (Simone), Jacques Morel (Inspector Chattard), Guy Tréjan, Yvette Beaumont (Suzanne), Mag-Avril, Claude Caroll, Ariana Gorini, Giuseppe Porelli, Albert Dinan, Charles Bouillaud

Plot: A gripping drama involving the kidnapping of the baby of a wealthy businessman. The villain is a greedy English professor (Tomas Milian), who enlists the help of his wife (Anouk Aimee) and mistress (Jeanne Valerie) to collect the ransom money. All seems to be going according to planned for the unlikely trio until the wife – who can not have children of her own – refuses to return the baby and the situation begins to rapidy unravel…

Notes: A well received early crime film from a highly respected director, L’Imprevisto has rather sunk into obscurity; I don’t think this is even available on DVD in Italy. It’s a shame: Lattuada was one of the more accessible directors of his particular type, and this has a sterling cast, including Tomas Milian in one of his first major parts (he’d just had his first taste of success with Il bell’Antonio). There was an large extremely positive review in Il Tempo: [in Italian]

“Ancora un fatto di cronaca per il cinema italiano. Questa volta lo spunto lo ha offerto il ratto del piccolo Peugeot che Alberto Lattuada è andato a ricostruire e a interpretare in una cittadina della provincia francese, con un rigore, un’abilità, un intuito psicologico e una sapienza narrativa degni di particolare interesse. Sulla scorta, infatti, di un’idea di Edoardo Anton, Lattuada ha immaginato il crimine perfetto ideato da un intellettuale affetto da superominismo che predispone con meticolosa pazienza .il suo piano – quello, appunto, di rapire il figlio neonato di un grande industriale – e alla fine, dopo aver portato perfettamente a termine ogni cosa (grazie alla quasi diabolica astuzia con cui è riuscito a preveder tutto), resta vittima di un dettaglio che assolutamente non aveva previsto, la moglie sterile che gli era stata complice e che, al momento di separarsi dal bimbo rapito (intuendo oltre a tutto che in quel preciso istante si separava anche dal marito, ormai disamorato di lei), si ribella, si dispera e si uccide. Due caratteri in apparenza, non nuovi: il superuomo fiero del suo crimine, la sterile morbosamente attaccata alla maternità, ma la novità o, comunque, l’abilità del film sta nel farli incontrare e scontrare con risultati inconsueti, pretendendo l’attenzione costante dello spettatore non solo grazie alle pieghe e alle sfumature spesso livide di quelle psicologie, ma anche e soprattutto grazie al meccanismo drammatico che quelle due psicologie mettono in moto facendoci assistere alla preparazione e all’attuazione di un piano che ad ogni passo, pur nella sua matematica preparazione, distende sull’azione un duplice clima di suspense: quello per le varie fasi del crimine che il pubblico, pur essendo previste nella mente del personaggio, conosce solo man mano che si svolgono, e quello per l’imprevisto annunciato dal titolo che ad ogni intoppo (e ce ne son tanti, abilmente disseminati nel racconto) sembra sia sempre sul punto di verificarsi: fino al colpo di scena conclusivo. Si potrà obiettane che si tratta in fondo solo di un gioco abile e sagacemente costruito; forse è vero, ma, a parte il fatto che il cinema è sempre gioco e che il successo dei film polizieschi dipende tutto dall’abilità con cui son dosati e distribuiti i loro effetti di suspense, bisogna dare atto a Lattuada di non essersi solo divertito con questo gioco, ma di averlo saputo anche animare di caratteri analizzati con felice acume e, soprattutto, di aver saputo far derivare il dramma da questi caratteri, e non viceversa (come invece sempre accade nei comuni film polizieschi a cliché). Da lodare anche la sicura ambientazione provinciale francese, le figure di contorno e quella tecnica concitata e serrata che è giunta a vestire l’azione di immagini asciutte e precise, quasi documentarie. È da lodare anche gli interpreti: Tomas Milian, un cinico ma spesso anche sottile ed interiore protagonista, Anouk Aimée, nell’acerbo ed aspro tormento della sterile, Jeanne Valénie, un’altra complice, Raymond Pellegnin, l’industriale.”

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